Venerdì,
5 Dicembre 2014, ore 18, presso la Biblioteca Civica di Pordenone
Nel 1929 il governo sovietico,
nel quadro del piano di industrializzazione del paese, decise la creazione
della prima fabbrica russa di cuscinetti a sfere e ne affidò
l’incarico alla Fiat, nonostante l’Italia fosse allora nel pieno del regime
fascista.La fabbrica che doveva sorgere nell’odierno quartiere
moscovita Kožuchovo, allora periferia della capitale, fu programmata per la produzione di 24 milioni di pezzi l’anno, così
da rendere il paese indipendente da importazioni
A dirigere la costruzione e l’allestimento dell’impianto industriale venne inviato l’ingegnere Ugo Gobbato nativo di Volpago del Montello, comune del trevigiano.
Gobbato
aveva allora 42 anni e un ricco curriculum alle spalle: dopo essersi
laureato in Germania, aveva combattuto nella prima guerra mondiale guadagnando
una croce di guerra al valor militare;
era stato poi incaricato dal Commissariato
dell’Aviazione di dirigere lo stabilimento che produceva aerei
tipo Aviatik.
Dopo
la guerra fu assunto alla Fiat che gli
affidò il compito di realizzare la prima fabbrica italiana basata sul sistema
della catena di montaggio, compito che comportò uno stage negli Stati Uniti
presso gli stabilimenti della Ford. Nacque così il Lingotto.
Fu
inviato poi in Germania e Spagna (1929-31) per dirigere la costruzione degli
stabilimenti Fiat, e quindi a Mosca.
Al
suo ritorno Mussolini gli affidò la responsabilità di risollevare le sorti
dell’Alfa Romeo che versava in disastrose condizioni; salvataggio che
realizzerà riconvertendo parte della
produzione di auto e camion in motori per aereo ed eliche.
All’ing. Gobbato si deve anche la creazione
ex-novo della fabbrica di motori avio di Pomigliano d’Arco(1938).
La
sconfitta italiana nella seconda guerra mondiale fu causa, come sappiamo, di
gravi disordini nel paese che coinvolsero
e travolsero giusti ed ingiusti.
A queste vicende è dedicato il libro del conterraneo
Marino Parolin che sarà presenato
dall’autore stesso Venerdì, 5 Dicembre 2014, ore 18, presso la Biblioteca
Civica di Pordenone.