sabato 26 novembre 2011

Presentazione del libro "Ivan Susanin" di Catterino Cavos, un'opera russa prima dell'Opera russa

Questo il titolo del libro, che per alcuni suonerà un po’ misterioso, oggetto dell’incontro che si terrà mercoledì prossimo, 30 Novembre 2011 alle ore 18, presso la Biblioteca Civica di Pordenone.
Si tratta di un lavoro di ricerca svolto da Anna Giust, giovane russista e dottoranda in musicologia, avente per oggetto la figura di Catterino Cavos (1877-1840), musicista e compositore veneziano che, abbandonata Venezia , caduta in mano a Napoleone, si ritroverà ben presto compositore di corte presso gli zar di Russia Paolo I (1796-1801) e Alessandro I (1801-1825).
Tra gli altri numerosi lavori egli comporrà, su libretto del drammaturgo, principe Aleksandr Šachovskoj, l’opera Ivan Susanin che andrà in scena nel 1815, tre anni dopo la lotta vittoriosa dell’imperatore Alessandro I contro Napoleone, in occasione della quale il popolo russo si era stretto attorno al suo zar dando prova di grande sentimento patriottico.
L’opera, che ha intento celebrativo della dinastia Romanov , rievoca un episodio della storia russa rivisitata alla ricerca delle prime manifestazioni di una coscienza nazionale: Ivan Susanin è un contadino che sacrifica la propria vita per salvare lo zar Michele Romanov (capostipite di tale dinastia) da un agguato dei nemici polacchi.
L’episodio, datato 1612, avvenne realmente anche se nel libretto figurano alcuni personaggi d’invenzione e se l’epilogo è lieto, in omaggio alle convenzioni teatrali del tempo.
E veniamo al sottotitolo: Un’opera russa prima dell’Opera russa.
L’Opera russa con la maiuscola è quella di Michail Glinka che vent’anni più tardi riprese lo stesso soggetto e lo stesso titolo, poi mutato in Una vita per lo zar, generalmente ritenuta la vera prima opera russa non solo per contenuto, ma anche per musica e struttura.
Anna Giust mette a confronto le due opere, e servendosi del duplice strumento di linguista e musicologa, competenze che le permettono un'indagine più approfondita rispetto agli studi precedenti in lingua italiana, ad opera esclusiva di filologi, le sottopone ad un’analisi a tutto tondo.
A questo confronto ne segue un altro, con l’opera-comique Les deux journées di Luigi Cherubini, nata in Francia su libretto di Jean Nicolas Bouilly (prima rappresentazione gennaio 1800) e rappresentata a Pietroburgo nel 1813 con il titolo russo Il portatore d’acqua ovvero
Il lavoro apre un ampio squarcio su alcuni secoli di storia russa, ed anche sull’acceso dibattito linguistico-letterario del primo quarto del secolo XIX tra conservatori-difensori della purezza della lingua e innovatori, dibattito nel quale figurano i nomi più significativi della letteratura russa del tempo: Karamzin Žukovskij e lo stesso Puškin.
Esso fornisce anche l’occasione per gettare uno sguardo sulla vita culturale della corte dove pullulano artisti stranieri, tra i quali appaiono cantanti, musicisti, scenografi, costumisti e impresari italiani.
Tra costoro un posto di primissimo piano spetta, come vedremo, a Catterino Cavos e alla sua opera.
Alla presentazione interverrà il musicologo Federico Gon.

giovedì 10 novembre 2011

Biglietto di sola andata



Biglietto di sola andata


Le storie della letteratura russa e le biografie di Tolstoj narrano che all’età di ottantadue anni lo scrittore, ormai incapace di sopportare l’agiatezza della sua vita al cospetto della miseria di gran parte della popolazione, e in contrasto con la moglie Sof’ja relativamente ai diritti d’autore che lui voleva destinare a beneficio dei poveri, decide di fuggire lontano da casa e dalla famiglia. La fuga dovrebbe avere come meta la Romania o il Caucaso, ma s’arresta non lontano da Jasnaja Poljana, nella stazioncina del villaggio Astapovo sulla linea Mosca-Rostov sul Don, dove, costretto a fermarsi perché in preda a febbre alta, morirà di lì a qualche giorno.
Tali note biografiche suggeriscono l’immagine di un vecchio con indosso gli umili panni di un contadino e tale probabilmente ritenuto, che va incontro solitario, ignorato da tutti, alla sua ultima drammatica meta.
In realtà le cose non stettero così. Tolstoj aveva radunato una piccola compagnia di viaggio nella quale spiccavano la figlia Saša e il medico personale Makovickij, e fu da questa amorevolmente accudito durante i sei giorni di fuga.


Sulla morte del romanziere sono state scritte migliaia di pagine che hanno di volta in volta focalizzato particolari momenti degli ultimi giorni della sua esistenza: i contrasti con la moglie Sof’ja, gli ultimi pensieri dettati alla figlia Aleksandra, l’analisi del suo mondo spirituale alla luce di questi ultimi avvenimenti, l’assedio della stampa alla stazione di Astapovo con la stesura di bollettini medici da diffondere ai giornali, l’arrivo di Sof’ja sulla carrozza ferroviaria imperiale messale a disposizione dello zar, e il dramma personale vissuto da questa donna, sua compagna di vita per quarant’otto anni.
A queste pagine se n’è aggiunta una nuova, ricca di pathos e originalità: Biglietto di sola andata, scritto e rappresentato da Rossana Valier nella splendida cornice dell’Antico Teatro Sociale G.G. Arrigoni di San Vito al Tagliamento, domenica 30 ottobre 2011.
Laureata in Lingue e in Discipline dello Spettacolo, insegnante di danza e coreografa, Rossana affianca il lavoro critico e teatrale con quello dell'insegnamento scolastico che sviluppa in forme didattiche innovative come per esempio l'attività teatrale.
In questo lavoro l’autrice s’accosta alla vicenda drammatica osservandola dapprima dall’esterno: il gruppo di giornalisti radunatosi presso la stazioncina, il proprietario del buffet, il capo della gendarmeria, il governatore di Rjazan, Čertkov, adepto tolstojano - per avvicinarsi progressivamente ai personaggi: il medico Makovickij, la figlia Sasa, la moglie Sof’ja- e giungere infine al protagonista.
Essa dirige ed interpreta un’orchestra di voci che dai toni concitati, esprimenti curiosità, allarme, preoccupazione passa a quelli sommessi del morente non più rivolti ai vivi, ma a se stesso o meglio alle figure in cui egli s’è incarnato nei suoi romanzi. Appaiono così Aksinia, la bella contadina del racconto “Il diavolo”, figura emblematica del forte richiamo dei sensi vissuto dallo scrittore, il giovane servo Gerasim della “Morte di Ivan Ilič”, il contadino che accudisce Ivan morente e con la sincerità e la naturalezza dei semplici non gli nasconde la verità della fine imminente. Ultima, dietro la porta a vetri, appare l’ombra di una figura femminile: no, non è Sof’ia, la moglie che gli fa visita, né la figlia Saša, ma Anna, la giovane donna che si è suicidata in una stazione ferroviaria. La sua bellezza abbaglia gli occhi del vecchio e un’ultima fiamma accende il suo cuore. A lei che ora gli appare l’ incarnazione dell’amore come unione di passione dei sensi e dell’anima, egli vuole offrire una via di salvezza, di fuga: sul treno, non sotto le sue ruote.
Ma non è Anna, bensì l’Angelo della Morte che ne ha preso le sembianze, ad apparirgli ed esso gli addita la morte come unica via di fuga da una vita corrotta dall’inganno.

L. No Anna! Non andare! Vieni con me: non sotto il treno, ma sul treno con me! Ci deve essere una via di fuga da qualche parte ; l’amore, come tu ed io lo intendiamo è la strada per la verità!
A. Non c’è nulla in quel luogo Lev Nikolaevic. La felicità è solamente una veste regale stesa sulla nullità della vita e dei rapporti umani… Tutto è menzogna, tutto è falsità, tutto è inganno. “

La lettura a più voci della Valier, che ha prodotto un’intensa emozione nel pubblico (accorso in gran numero), ha avuto come sfondo la proiezione di immagini della vita di Tolstoj, dei protagonisti di quest’ultima tappa della sua esistenza e della stazioncina, teatro della sua fine. Immagini che sono state rese vive da una colonna sonora che ha scandito i vari momenti dell’azione drammatica.